In Italia le donne medico sono più degli uomini.
Questo risulta dai dati elaborati in occasione dell’8 marzo dal CED della FNOMCeO .
Le donne medico con meno di 70 anni sono la maggioranza : 169.477 contro 163.515 , il 50,9% del totale. Nei prossimi cinque anni, secondo le proiezioni, avverrà il ‘sorpasso’ vero e proprio. Nel 2021 il 54% dei professionisti con meno di 65 anni era donna, percentuale che saliva al 64% considerando la fascia d’età tra i 40 e i 44 anni. Fra gli odontoiatri invece gli uomini sono in maggioranza, quasi due su tre, e precisamente il 64%, e addirittura il 72% considerando anche i doppi iscritti sia all’albo dei medici che degli odontoiatri.Ma anche tra gli odontoiatri le donne sono in rapida e costante crescita, e nelle fasce d’età più giovani si registra una sostanziale parità.
Si assiste quindi ad una costante femminilizzazione della professione , che tuttavia non si accompagna ad un cambiamento organizzativo e culturale che vada di pari passo. Secondo un recente sondaggio promosso da Cimo -Fesmed l’88% delle dottoresse che hanno aderito ritiene che le donne medico possano subire discriminazioni sul luogo di lavoro, ed il 58,4% è consapevole di aver subito un trattamento differente perché donna , ed è emersa con forza la necessità di garantire pari opportunità di lavoro e carriera a uomini e donne . Anche dal Rapporto sulle donne nel SSN del Ministero della Salute del 2019 emerge che solo il 17,2% degli incarichi in struttura complessa ed il 34,7% degli incarichi in struttura semplice sono affidati a donne, nonostante il numero di professioniste sia superiore a quello dei medici uomini. I Consigli degli Ordini, invece, sono sempre più al femminile e aumentano anche le donne ai vertici.
Secondo un’ indagine promossa da Anaao Assomed, realizzata tra i paesi membri della FEMS (Federazione Europea dei Medici Salariati) per conoscere le condizioni lavorative delle donne medico in Europa , l’Italia esce sconfitta dal confronto con gli altri Paesi, occupando la zona più buia: le donne medico italiane lamentano discriminazione, insoddisfazione professionale ed economica, per non parlare della possibilità di accedere ai posti di leadership. Conciliare vita personale e lavoro è quasi impossibile per il 68% delle intervistate, che auspicano una riorganizzazione dei tempi in corsia o in ambulatorio. E , infine, nonostante conoscano leggi che potrebbero sostenerle nella conciliazione casa-lavoro, le donne medico italiane lamentano che queste vengano troppo spesso inapplicate.
C’è un dato grave su cui riflettere : il 9% degli infortuni denunciati all’Inail tra gli operatori sanitari tra il 2015 e il 2019 sono casi di aggressione e il 72,4% di questi episodi di violenza hanno riguardato le donne, con 7.858 casi contro i 3.000 subiti dagli uomini, molto più del doppio.
Tutti questi dati non possono essere ignorati o trascurati.Si tratta innanzitutto di un obbligo morale e deontologico e di una necessità per evitare che il sistema nei prossimo futuro entri in crisi.Servono concrete politiche sociali e di organizzazione del lavoro, parametri oggettivi di valutazione dei medici, dai quali far dipendere l’assegnazione degli incarichi professionali, in modo da premiare il merito ed evitare qualsiasi forma di discriminazione.Si impone la necessità di pensare a nuovi modelli anche per la crescente importanza delle professioni sanitarie e di cura, oltre che di porre un’attenzione particolare alla sicurezza.