Pubblicato da Nadia Comper.

 

La pertosse è una malattia infettiva che interessa le vie respiratorie , molto contagiosa,a trasmissione interumana.È causata da un batterio ,la Bordetella pertussis , e si trasmette attraverso le goccioline di saliva emesse da una persona infetta soprattutto con tosse e starnuti, ma anche con l’atto del semplice parlare. Un bambino affetto da pertosse può contagiare fino al 90% dei piccoli con cui viene a contatto. La pertosse colpisce infatti soprattutto i bambini, prevalentemente sotto i 5 anni ,ma tutte le età possono essere interessate. È relativamente diffusa nel nostro Paese, anche se non si osservano certamente i numeri dell’epoca prevaccinale, quando negli anni ‘60 si registravano fino a 20.000 casi/anno in Italia, con relative complicanze . Prima di avere la disponibilità del vaccino, nel mondo occidentale la pertosse era la prima causa di morte per malattia trasmissibile in età pediatrica. La malattia è endemica nel mondo e mostra picchi epidemici ogni 3-5 anni , anche nei Paesi in cui la copertura vaccinale è elevata , soprattutto nel periodo estivo-autunnale.
Nel 2023 e fino all’aprile 2024 in Europa sono stati segnalati 60.000 casi di pertosse : un aumento di oltre 10 volte rispetto ai due anni precedenti ,secondo il recente report dell’European Centre for Diseases control and prevention (ECDC).
Tale aumento ,secondo l’ECDC ,può essere messo in relazione ai picchi epidemici attesi, alla diminuzione del numero di persone vaccinate o con vaccinazione non aggiornata, al declino dell’immunità naturale o acquisita e anche alle modificazioni di alcune caratteristiche antigeniche del batterio.
In Italia, tre bambini hanno già perso la vita in poco più di quattro mesi dall’inizio del 2024 a causa della pertosse. Da inizio anno al 10 maggio sono stati registrati oltre 110 casi di pertosse con oltre 15 ricoveri in terapia intensiva di piccoli lattanti e tre neonati deceduti. L’aumento dei ricoveri per pertosse ha riguardato neonati e lattanti non vaccinati sotto i 4 mesi di età.
Il 95% delle loro madri non era vaccinata e
l’80% non aveva ricevuto informazioni sulla disponibilità di una vaccinazione in gravidanza contro la pertosse. In Trentino da inizio anno si sono registrato 51 casi di pertosse fra tutte le età , un trend in aumento rispetto agli anni passati , con 3 bambini sotto l’anno ricoverati. Questi numeri riguardano i casi più gravi e ovunque sottostimano la realtà.
Il periodo di incubazione dopo il contatto con un soggetto infettivo è di circa dieci giorni. L’esordio avviene con sintomi banali ,catarrali ,e comuni ad altre affezioni delle alte vie respiratorie : secrezioni nasali e tosse lieve,febbricola o assenza di febbre. Questa fase è detta “ catarrale” e dura circa due settimane. Successivamente la tosse aumenta con i caratteristici accessi di tosse parossistica associati a difficoltà respiratoria ,cianosi e vomito, stridore inspiratorio a fine accesso (audio al primo link), possibili emorragie sottocongiuntivali e nasali(fase parossistica o convulsiva). Questa fase dura due mesi o più ed è seguita da un progressivo diradarsi degli attacchi (fase della convalescenza). Una tosse quindi che giustifica il nome della malattia: pertosse , dove il “per” significa oltremodo insistente, protratta. È la “tosse dei 100 giorni”, così era detta un tempo, quando ,immaginiamo, si aspettava con apprensione e speranza che calasse, contando i giorni La tosse ostinata può rendere difficoltosa la respirazione e anche l’alimentazione e la sua violenza può portare perfino a fratture costali ed ernie addominali. La pertosse può decorrere in modo grave nei bambini sotto l’anno di vita, soprattutto nei neonati e piccoli lattanti. Nei bambini più piccoli non sono rare le complicanze da sovrinfezioni causate da altri batteri ,quali otite e polmonite . I parossismi di tosse nei più piccoli possono causare anche microsanguinamenti cerebrali , che assieme ad edema cerebrale ed encefalite tossica , complicanze rare ,possono esitare in paralisi spastica, disabilità intellettiva e altri danni neurologici permanenti .
La malattia non colpisce solo i bambini, ma anche adulti e adolescenti , dove spesso è sottodiagnosticata.Nei neonati, nei bambini vaccinati di maggiore età, negli adolescenti e negli adulti il decorso della malattia può essere atipico. Negli adulti e adolescenti può presentarsi con tosse secca,protratta, di difficile diagnosi. Nei piccoli lattanti il quadro clinico può essere atipico nel senso della mancanza degli accessi classici di tosse ; la tosse può essere rara o assente e sostituita da episodi di apnea subentranti, per cui può rendersi necessario il ricovero per supporto ventilatorio.
La diagnosi di sospetto della pertosse è
clinica , la conferma spetta eventualmente al laboratorio.
La terapia antibiotica ( macrolidi per lo più) iniziata precocemente entro una settimana dall’esordio dei sintomi abbrevia il tempo di contagiosità e la durata della malattia, e può ridurne anche la gravità.
La profilassi antibiotica post-esposizione è consigliata ai nuclei familiari ,e ai contatti stretti del caso indice che siano a rischio di una forma grave o complicata di pertosse per età ,gravidanza,immunideficit,patologie croniche preesistenti. La mortalità per pertosse interessa ,come già detto, quasi esclusivamente il primo anno di vita con circa 2 decessi ogni 1000 casi ; la percentuale aumenta se la malattia è contratta nel primo mese di vita, e nei Paesi in via di sviluppo dove arriva a 4 decessi per cento casi. La causa principale di morte è la polmonite.
È quindi importante l’offerta vaccinale alle donne gravide: in tal modo i neonati nei primi due mesi di vita sono protetti dagli anticorpi prodotti e trasmessi dalla madre ,in attesa di poter essi stessi ricevere il vaccino a partire dal terzo mese di vita.Anche gli anziani e gli individui con malattie preesistenti come asma, broncopneumopatia cronica ostruttiva e immunodepressione hanno un rischio maggiore di malattia grave e di ospedalizzazione .Negli adulti e anziani è facile confondere la pertosse con altre patologie respiratorie tussigene ,e non fare una corretta diagnosi , sottovalutando le conseguenze pericolose anche per i contatti. Contrariamente ad altre malattie infettive infantili l’immunità conferita da una prima infezione di pertosse non è definitiva, ma declina col tempo,così come quella dovuta al vaccino, dopo 5-7 anni. Dato lo scenario attuale risulta importante quindi aderire alle raccomandazioni vaccinali. La vaccinazione antipertosse ,aldilà della obbligatorietà ,è fortemente raccomandata a partire dal compimento dei 2 mesi di età, in modo da assicurare la protezione del bambino nel periodo in cui la malattia può essere più pericolosa ; rimangono comunque a rischio i primi mesi di vita (finché il bambino non ha eseguito almeno le prime due dosi) e per questo è importante assicurare un’immunità estesa a tutte le fasce d’età. Dopo le 3 dosi previste nei primi 12 mesi di vita, la protezione dura almeno fino ai 5 anni di età.Sono previsti attualmente richiami vaccinali a 5-6 anni e a 13-14 anni, con l’intento di limitare al massimo la circolazione della pertosse.
Per la vaccinazione in gravidanza il periodo ideale è tra la 27ma e la 32 ma settimana di gestazione, al fine di assicurare la massima produzione e trasferimento di anticorpi materni attraverso la placenta,anche se la vaccinazione è accettata fino alla 36° settimana . In Italia solo il 50% delle donne che hanno partorito nel 2023 risultavano vaccinate contro la pertosse.
Per un’adeguata protezione, nell’adulto è raccomandato un richiamo per Difterite-Tetano-Pertosse (dTpa) ogni 10 anni, soprattutto nei soggetti più fragili.