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Nel report 2025 di Legambiente “Mal ‘Aria”
recentemente pubblicato sono analizzati i dati relativi alle concentrazioni nell’aria di PM10 e biossido di azoto NO2 ,principali inquinanti aerei, nei capoluoghi di provincia d’Italia nel 2024. Nel Paese i livelli di inquinamento aereo sono ancora troppo elevati rispetto ai limiti stabiliti dalla Direttiva europea sulla qualità dell’aria che entrerà in vigore col 1 gennaio 2030. L’Italia detiene un triste primato in Europa con circa 50.000 morti premature all’anno attribuibili all’inquinamento atmosferico, oltre a disabilità e pesanti costi socioeconomici.
Il PM10 ( polveri fini) origina principalmente
dal traffico veicolare, uso di combustibili per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio),residui dell’usura del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture,attività agricola e industriale.
NO2 origina dalle combustioni ad alta temperatura, come quelle che avvengono all’interno delle camere di combustione dei motori degli autoveicoli; altre fonti sono le centrali termoelettriche e in genere tutti gli impianti di combustione di tipo industriale.
L’aumento del traffico veicolare degli ultimi anni ha generato un livello crescente delle concentrazioni di ossidi di azoto specialmente nelle aree urbane.Secondo il report di Legambiente molte città italiane superano i limiti di sicurezza per il particolato fine ,il biossido di azoto e l’ozono troposferico (O3). Ci sono stati miglioramenti negli anni ma il Paese rimane ancora indietro rispetto agli obiettivi ambientali europei e dell’OMS. Le situazioni più critiche di inquinamento dell’aria si rilevano nelle città del Nord , soprattutto della Pianura Padana ,dove vi concorrono la concentrazione delle attività industriali, l’alta densità del traffico e le condizioni meteorologiche favorenti il ristagno degli inquinanti.
Per numero di “sforamenti” annui del limite giornaliero di PM10 troviamo in testa Frosinone seguito da Milano, Verona, Vicenza , Padova e via via. Lo sforamento del limite giornaliero di un inquinante registra una situazione di picco. Per le medie annuali di PM10 e NO2 nessuna città analizzata supera i limiti previsti dalla normativa italiana attualmente vigente, ma per la nuova Direttiva europea la maggior parte delle città italiane sarebbe ampiamente fuorilegge. Se si considerano poi gli standard dell’OMS ,ancora più stringenti di quelli europei e vero obiettivo per la tutela della salute pubblica, quasi tutte le città monitorate superano i limiti raccomandati.
Secondo gli standard attualmente in vigore , quelli del 2010 ,Trento (ed anche Bz) è in linea con i valori limite di PM10 e NO2 per medie annuali. Tuttavia Trento si colloca al nono posto nella classifica sui 23
capoluoghi di provincia con la concentrazione media annuale più alta d’Italia per l’NO2 , evidenziando la necessità di adottare misure adeguate ed urgenti per la riduzione di questo inquinante , prodotto dal traffico cittadino e lungo l’asse del Brennero. A Trento negli anni si è osservato un calo nella concentrazione di questo inquinante , tuttavia dovremmo arrivare al 2030 con una riduzione del 30% circa del valore attuale.
A conclusione è utile qui precisare che i valori soglia non hanno significato biologico perché vi sono importanti effetti negativi per la salute anche sotto tali concentrazioni . I superamenti dei limiti giornalieri ( picchi) sono segnali che la situazione è critica e ciò si rifletterà sulla media annuale e quindi sugli effetti : è l’azione a lungo termine quella soprattutto responsabile dei maggiori danni per la salute. Esiste una relazione di proporzionalità diretta fra livelli di inquinamento ed effetti sulla salute .L’azione a lungo termine dell’inquinamento comporta una diminuzione della speranza di vita per tutta la popolazione esposta ma la riduzione dell’inquinamento comporta in tempi brevi un miglioramento della salute della popolazione , una riduzione della mortalità e dei ricoveri per malattie cardiorespiratorie e per tumore del polmone . È importante sottolineate che a qualsiasi riduzione dell’inquinamento inteso come media annuale , corrisponde una riduzione proporzionale degli effetti. È quindi sui principali settori corresponsabili dell’inquinamento che bisogna intervenire tempestivamente ed adeguatamente per minimizzarne l’impatto sulla salute ed i pesanti costi sanitari associati. Servono scelte coraggiose e informate.
Nadia Comper