Lo sciopero è una forma estrema di protesta e quando riguarda la sanità decidere di proclamarlo e aderire non è una decisione facile e non si prende a cuor leggero, anche se le urgenze sono sempre garantite. “Questa unitarietà nella protesta, tuttavia, dimostra che l’intento è la difesa dei diritti non solo dei professionisti, ma di tutti i cittadini, perché è a rischio la tenuta stessa del Servizio sanitario nazionale”(Dr. F. Anelli Presidente FNOMCeO).
I sindacati Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up, con l’adesione di altre sigle sindacali, hanno proclamato lo sciopero nazionale di 24 ore per il 20 novembre che riguarda medici, dirigenti sanitari, infermieri e professioni sanitarie ex legge 43/2006, a seguito della pubblicazione del testo della Legge di bilancio 2025.
Fra le motivazioni :
– i finanziamenti insufficienti per la sanità. (Dei 3,7 miliardi annunciati per la sanità pubblica, nel 2025 ne arriveranno solo 1,3 insufficienti perfino a finanziare i rinnovi dei contratti del personale sanitario),
-il mancato rispetto dei contratti,
-l’assenza di un piano straordinario di assunzioni.( La Finanziaria non prevede alcuna assunzione nel SSN a fronte delle
30mila promesse),
– insicurezza negli ospedali , luoghi di quotidiane aggressioni e violenze contro gli operatori sanitari .
Si chiede di ridare valore e dignità al lavoro dei professionisti della sanità ,a partire dagli specializzandi e dai più giovani, ridotti a lavorare in uno stato di emergenza ormai cronica e di cui non si vede la fine. La protesta è volta anche a far conoscere ai cittadini le vere cause dei disservizi che li riguardano e per chiedere a tutta la politica di collaborare per delineare il Servizio Sanitario Nazionale del futuro ,con una visione necessariamente a lungo termine, che ora è completamente assente.
Secondo le dichiarazioni dei Segretari delle principali tre sigle sindacali : “ Protestiamo per chiedere di ripristinare la centralità del medico, del dirigente sanitario, dell’infermiere, del professionista sanitario e degli specializzandi in qualunque decisione che riguardi i pazienti, scardinando quindi mentalità aziendaliste ed economicistiche che non possono coniugarsi in modo efficace con la tutela della salute”.