Il cronico sottofinanziamento del SSN mette a rischio la sua sopravvivenza così come l’abbiamo conosciuto, pubblico ed universalistico. Sono anni che da più parti si chiedono maggiori risorse ed investimenti .
Ora se non aumenteranno i finanziamenti la Sanità pubblica sarà destinata a breve al fallimento. E se non c’è la volontà di sostenerla bisogna dire chiaramente ai cittadini che le loro aspettative nei confronti del SSN vanno ulteriormente ricalibrate in basso.
Secondo il report dell’Osservatorio Gimbe il finanziamento del SSN è stato decurtato negli ultimi dieci anni di 37 miliardi di euro .
“In condizioni di crisi economica la Sanità si è trasformata in un bancomat o comunque in un settore su cui investire in misura marginale. Per converso, nei periodi di crescita economica i benefici per il SSN non sono mai stati proporzionali, rendendo di fatto impossibile un rilancio consistente e duraturo “.(Gimbe)
La spesa sanitaria pubblica italiana in rapporto al Pil era già sotto la media dei Paesi OCSE e G7 prima e durante la pandemia. Le previsioni sono ora peggiorative : nel 2023 la spesa in rapporto al Pil dovrebbe assestarsi al 6,4%, per diminuire via via fino al 6,1% nel 2025.
L’Italia è tra i pochi Paesi della “vecchia” Europa (come noi solo Spagna, Grecia e Portogallo) che negli anni di crisi hanno tagliato le loro spese sanitarie , tutti gli altri non lo hanno fatto mai .Negli ultimi anni è cresciuta , di pari passo col sottofinanziamento del SSN, la spesa sanitaria sostenuta dal privato cittadino , che paga ,per prestazioni necessarie, direttamente o tramite forme di sanità integrativa, con importanti ripercussioni in termini di equità di accesso .Sta accelerando la privatizzazione della Sanità, e con essa la transizione del concetto di salute come diritto, a quello di cura come bene di consumo, per chi se lo può ancora permettere. l’Istat nel rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile) ha certificato che nel 2021, l’11,0% delle persone che avevano bisogno di visite specialistiche o esami diagnostici ha dichiarato di avervi rinunciato per problemi economici o legati a difficoltà di accesso al servizio, e questo anche al Nord del Paese. Queste rinunce ed il trend in crescita ed espansione sono preoccupanti, potendo essere causa di incremento di mortalità evitabile per
la mancata tempestività delle cure.
Anche Il Centro di Ricerca Cergas Bocconi, che monitora il SSN, stima che sette famiglie su dieci a causa di impreviste spese per la salute stanno rischiando di impoverirsi e oltre il 9% ha impegnato per le cure più del 40% per cento del denaro a disposizione per le cosiddette “spese catastrofiche”. In questo contesto la Commissione Salute ( formata da tutti gli Assessori alla Sanità delle Regioni/PA) ha presentato un documento ai Ministri della Salute e dell’Economia durante l’incontro avvenuto il 7 marzo scorso : evidenzia come il Sistema Sanitario del nostro Paese senza una importante ricapitalizzazione non potrà più garantire i livelli di assistenza previsti dai LEA (Livelli Essenziali di Assistenza).
L’ aumento della spesa sanitaria stabilito dalla legge di bilancio per quest’anno è stato di soli due miliardi.Se il rapporto spesa sanitaria/PIL dovesse veramente assestarsi intorno al 6% si prospetterebbero scenari drammatici. La perdita di un Servizio Sanitario pubblico porterà ad un disastro sociale ed economico senza precedenti ; ne abbiamo evidenza anche dal fenomeno dell’aumento di aggressività e violenza verso gli Operatori della Sanità a monte del quale c’è un disagio complesso e multufattoriale che affonda le radici anche nei modelli organizzativi sanitari e nelle mancate risposte alle richieste e bisogni dei cittadini ,fra carenze di personale e posti letto, di investimenti e attenzione da parte della politica. L’OCSE ha lanciato l’allarme: presto sarà impossibile garantire cure a tutti.L’Italia , per garantire la tenuta sociale del Paese, dovrebbe spendere per la Sanità almeno 25 miliardi in più all’anno ; ormai sono 20 anni che gli aumenti per la spesa sanitaria coprono a malapena i costi dell’inflazione. Non disporre di risorse adeguate per erogare l’assistenza necessaria comporta il rischio molto concreto di non poter assistere le fasce più deboli della popolazione. L’OCSE, esaminando anche la lezione della pandemia, auspica che i governi «adattino urgentemente i loro Sistemi Sanitari al fine di rispondere al meglio a future crisi, considerato l’enorme impatto avuto dalla pandemia sui popoli e sull’economia globale. I maggiori investimenti sono necessari nella forza lavoro, insieme a quelli sulla prevenzione e sulle infrastrutture digitali». Sfide importanti attendono la Sanità nel prossimo futuro : antibiotico-resistenza, guerra, cambiamenti climatici e disastri ambientali, minacce pandemiche, crisi finanziaria, disordini sociali, oltre all’ invecchiamento della popolazione e ai cambiamenti demografici.La politica si trova ad affrontare scelte molto difficili, tuttavia investimenti adeguati e mirati a difesa del Servizio Sanitario devono avere la priorità, anche fra le altre emergenze.
“La questione sostanziale, se si vuol salvare il Servizio Sanitario Nazionale mantenendone i valori originari di universalità e uguaglianza, è che bisogna affrontare e risolvere un’enorme massa di problemi ormai incancreniti. Anche solo per tentare di farlo occorrono tanti soldi e tanta volontà politica e un apparato amministrativo efficiente e convinto.
La tutela della salute è uno dei cardini della sicurezza globale di ogni Paese e del mondo. Quest’idea dovrebbe diventare patrimonio consolidato di ogni cittadino e il Servizio Sanitario deve tornare al centro del dibattito politico…Una triste epoca quella in cui il proprio particolare sopravanza il bene comune”A.Panti.