“In Sanità le cose stanno andando molto male.
Ma prima di discutere sulle soluzioni bisognerebbe accordarsi sulle verità sulle quali convenire perché,diversamente,senza andare a fondo sulle cause che ci hanno portato a questo punto di crisi la Sanità non si salva”.
Il nuovo libro del Prof.Ivan Cavicchi (filosofo della Medicina, sociologo ed antropologo ) è stato pubblicato a febbraio : “Sanità Pubblica addio.Il cinismo delle incapacità “.
Con la passione, l’ originalità di pensiero e la schiettezza che lo contraddistinguono analizza i motivi per cui la Sanità pubblica si trova ora al capolinea, passando in rassegna quasi mezzo secolo di politiche sanitarie in Italia, di errori, incapacità, cinismo economico ,tradimento di ideali, riforme a metà, controriforme, che hanno condotto all’attuale disastro.È la “cronaca di una morte annunciata” , per dirla con Marquez, preparata negli anni col concorso delle incapacità di tutti: della Politica ,delle Istituzioni ,ed anche della Sanità intesa come comparto tecnico-scientifico,settore, categoria che non ha saputo opporsi in modo efficace alla erosione del diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Costituzione, e alla privatizzazione.
L’analisi parte dalla grande Riforma del 1978 (legge 833/1978) che istitutiva il SSN ispirando tutti i suoi principi all’art.32 della Costituzione. Prosegue con quella delle “Controriforme” degli anni ’90 ,quando si rinunciò ad attuare pienamente la legge 833, e con un progetto ispirato all’ideologia neoliberista ed aziendale si introdusse con la legge 502/1992 l’aziendalizzazione della Sanità ,e con essa la crisi del ruolo del medico .L’analisi di Cavicchi continua fino ai nostri giorni con altri esempi di controriformismo nella storia della Sanità ,che hanno ridimensionato via via il pubblico e favorito l’ampliamento del privato.
Così a partire dagli anni ’90 , in ragione dell’ideologia economicista, l’articolo 32
a suon di sentenze costituzionali , è stato degradato da diritto fondamentale a potestativo, finanziariamente condizionato.
Avevamo un sogno di uguaglianza, universalità e solidarietà, ma anziché riformare per realizzarlo si è pensato di controriformare il sogno. Sfugge alla comprensione come i rappresentanti dei cittadini abbiamo potuto assistere inermi alla “controriforma”dell’art .32, cosi come i rappresentanti degli operatori ,ed in particolare dei medici, alla demolizione della loro Professione.
Ora servono critica ed autocritica. Quella di Cavicchi è spietata contro ogni equivoco, ignoranza, errore, malafede. Non risparmia nulla e nessuno: addita anche il corporativismo degli Ordini, dei Sindacati e delle Professioni Sanitarie, la concorrenza perniciosa fra Professioni , dove perderanno tutti , anche e soprattutto i pazienti.
La politica si assolve dai propri errori, non fa autocritica, sceglie di volare basso, incapace di pensare ad una Sanità più giusta, più adeguata, più scientifica, più umana, più pubblica, più credibile, più riformata, meglio retribuita, della quale fidarsi e alla quale affidarsi.
Serve un vero pensiero avanzato e volontà di riforma, senza i quali non si può fare salute e cura, non si può salvare la Sanità pubblica.
Il problema è il pensiero della politica ,cioè come la Sanità viene pensata dalla politica.
La Sanità con tutte le sue complessità e contraddizioni è riformabile nel senso indicato dalla Costituzione e il diritto alla salute non è utopico. Ci attendono tempi duri ma non è inevitabile che la Sanità debba sempre essere sacrificata alla crisi economica: la sfida è governare la spesa senza necessariamente negare il diritto. Le idee ci sono e aspettano solo di essere usate, sono disponibili proposte interessanti e ben meditate, ma bisogna sciogliere prima il “nodo” della politica ,verificando se c’è la disponibilità ad aprire una nuova stagione riformatrice.
Di seguito alcuni interventi al forum di Quotidiano Sanità sui temi affrontati da Cavicchi nella sua ultima opera. Queste le domande poste da Cavicchi :”Oggi come possiamo evitare di arrivare al punto di non ritorno? Quale giudizio diamo delle nostre esperienze riformatrici e contro-riformatrici? E ancora che giudizio diamo del nostro macroscopico anti riformismo? Tutti dicono che bisognerebbe riformare praticamente tutto ma per quale ragione le cose in sanità restano saldamente invarianti?”.